Emanuele Bero, torinese classe 1993, ha vinto la X edizione del Premio Raduga, nella categoria “Miglior giovane traduttore dell’anno” con la traduzione in italiano di Origliare di Dmitrij Bosjacenko.
Si è laureato in Scienze della mediazione linguistica a Torino e all'Altiero Spinelli in Traduzione. Per la tesi magistrale ritraduce Il pesce Isabel, un racconto tratto da How To Breathe Underwater di Julie Orringer, seguito dai relatori Franca Cavagnoli e Andrew Tanzi. Nel 2014 ha pubblicato con Genesi Editrice la raccolta di poesie Asfalto. Sotto la supervisione del professor Osimo, ritraduce Ragazzi (2017) e La sposa (2018) di A. P. Čechov, disponibili in versione e-book. Nel 2017 traduce per EDT un capitolo del saggio Note dal silenzio di Anna Beer (a cura di L. M. Pignataro). Nel 2019 entra a far parte del Comitato di Lettura della XXXII edizione del Premio Italo Calvino.
In occasione di un'intervista per Russia in Translation, Emanuele parla di sé: della sua passione per le lingue, come si è avvicinato alla lingua russa e al mondo della traduzione, quali sono gli ostacoli che sta incontrando nei panni di "traduttore alle prime armi" e della sua esperienza nelle varie fasi del concorso.
Alcuni estratti dall'intervista
"A diciassette anni lessi il mio primo romanzo russo, Il maestro e Margherita di M. A. Bulgakov. A fine lettura molte cose non mi erano chiare, le sentivo lontane, quasi ostili – e della Russia sapevo ben poco. Ricordo che proprio allora mi chiesi per la prima volta: «Ma in russo come sarà?». (...)"
"Bazzico poco nel campo della traduzione tecnico-scientifica o audiovisiva, perciò quello che dirò riguarda principalmente la mia esperienza nel mondo editoriale. Innanzitutto per chi, come me, ha qualche traduzione pubblicata alle spalle ma non ancora un nome di chiara fama è difficile riuscire a vivere solo di questo mestiere. Io, ad esempio, ho anche un “lavoro B” con orari flessibili; questo mi permette di mantenermi e allo stesso tempo di dedicarmi al “lavoro A”, cioè tradurre. Un’altra grande difficoltà, poi, è emergere, farsi conoscere dagli editori, spesso scettici sulle capacità delle nuove leve e troppo affezionati alla vecchia guardia di traduttori. Che si fa, in questo caso? Io butto giù il muro della timidezza e vado alle fiere, mi presento, propongo nuovi testi da tradurre. (...)"
"E chi è il traduttore? Il traduttore è un iperlettore: deve notare dettagli che sfuggono a una lettura più disattenta; deve essere empatico e sapersi calare nei panni delle autrici e degli autori, dialogare con loro, ragionare come loro, scrivere come loro; deve rispettarli, poi, di frase in frase, senza mai imporsi; deve disfare trama e ordito della lingua di partenza e ricomporli nella lingua d’arrivo, ricordandosi però di cambiare tessuto. (...)"