In fondo alla litoranea
progetto coreografico di Alvise Gioli
performer Giorgia Atti, Arianna Delle Gemme, Rossana Martire
Infondo alla Litoranea è un tuffo.
Un’immersione in apnea e allo stesso tempo una riemersione. Collocata in un ambiente ibrido tra il mondo subacqueo e una piscina di nuoto In fondo alla Litoranea ragiona sulla nostra ontologia acquatica, sul nostro rapporto con l’acqua e sulla necessità di dover riconsiderare questa nostra relazione. Viviamo in un periodo dove si sente parlare sempre di più di inondazioni da una parte e di forti siccità dall’altra, dove lo squilibrio e la carenza idrica sono fatti che tocchiamo e toccheremo. Continuando così forse l’unica soluzione sarà immergersi, prendere un grande respiro e cambiare habitat, come prima di noi altre specie hanno fatto. Ad oggi le mammifere marine possono aiutare a riconsiderarci, a creare nuovi legami, nuovi femminismi.
Tre performer si confrontano con la richiesta di danzare in apnea, creano un sistema di movimento il cui tempo è deciso dalla capacità respiratoria della performer in quel momento. Emergono da un ambiente scuro, dove la luce è poca e dove l’acqua è più una proiezione che una realtà tangibile. Diventano pinne e nuotatrici, condividono la loro catena cinetica per poter finalmente fare il loro primo respiro dopo il tuffo
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Quando l’acqua diventa ghiaccio
progetto coreografico di Lorenzo Dino Marchionni
tutoraggio di Paola Bedoni
performer Elia Bucchieri, Arianna Delle Gemme
“Tutto ciò che non riesco a dire sono io”
Quando l'acqua diventa ghiaccio indaga la totalità di comportamenti e atteggiamenti che adottiamo durante le più quotidiane situazioni di relazione con l'altro. Mettendo in risalto momenti di incomprensione, di contrasto, di dissonanza, di "non detto", e partendo dall'analisi della vibrazione, del fluido non newtoniano, degli studi sulla sensibilità dell'acqua del dott. Masaru Emoto, il progetto analizza la possibilità "atomica" dell'emozione negli attimi di scontro con l'altro, poiché la scintilla costitutiva dell’emozione, estremamente concentrata seppur microscopica, rivela lo stato di innocente nudità e fragilità dell'individuo, stato in grado di cambiare radicalmente per piccolissimi dettagli: un sospiro, uno sguardo, una parola…
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Pelle
progetto coreografico e interpretazione di Giovanna Seccia
dramaturg Anna Farina
“Il mio viaggiare È stato tutto un restare qua, dove non fui mai”.
G. Caproni
Cambiamo continuamente pelle, cambiamo continuamente la nostra forma. Qual è l’equilibrio tra il tenere e il lasciare andare? Quante pelli dobbiamo cambiare? Quante ne abbiamo davvero? Quanto ci fa paura liberarci di una pelle per acquistarne un’ altra? E siamo davvero sicuri di liberarcene davvero? O forse è solo una trasformazione? E’ il nostro viaggio dentro di noi, che, forse, si realizza davvero solo nello spazio di mezzo tra una pelle e un’altra.
Un corpo e un oggetto che si relazionano. Il corpo si lascia avvolgere, si nasconde, sceglie di emergere o di inabissarsi. Mi interessa indagare questa relazione, le possibili strade e i continui mutamenti, in un viaggio in cui Itaca non è una meta da raggiungere ma una tappa da scoprire.