Senza Coda
progetto coreografico e interpretazione di Arianna Delle Gemme
tutoraggio e supervisione drammaturgica di Paola Bedoni
Senza coda indaga le funzionalità della coda, elemento distintivo nel regno animale e come la sua essenza, sia simbolica che fisica, possa trasfigurarsi nel corpo umano.
Cosa rappresenta davvero quest’organo per l’essere umano? Quali sono, per la nostra specie, gli elementi che ne sostituiscono le potenzialità?
Considerata spesso l’arto perduto nell’evoluzione, la coda diventa simbolo di connessione tra l’uomo e una dimensione primordiale. Sebbene priva di una funzione fisiologica, rappresenta una traccia ancestrale, una memoria di ciò che è stato ed una via per riconnettersi con un passato dimenticato, un desiderio di recuperare ciò che non è più tangibile.
Attraverso un linguaggio che mescola l’istinto animale e la meccanica umana, Senza coda esplora le possibilità della massa fisica che si trasforma, scivolando tra le geometrie del movimento, le dinamiche della velocità e i ritmi del naturale. Il corpo diventa macchina desiderante, capace di superare i confini imposti dalla biologia, in grado di accedere alla percezione di un organo assente, in un tentativo di dare voce a quella parte invisibile di noi che, come la coda, può bilanciare, rafforzare e orientare il movimento in modi inaspettati.
L’atmosfera del solo si muove in un territorio ambiguo: la musica evoca una sensazione straniante, talvolta sinistra ma sottilmente intrisa di ironia. Questa complessità tonale rende l’indagine ancora più sfumata, sospesa tra gioco e inquietudine, tra reale e immaginato, tra umano e animale
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PodiÀfos
progetto coreografico di Maria Priscilla Cornacchia
tutoraggio Paola Lattanzi
performer Giorgia Atti, Maria Priscilla Cornacchia, Alvise Gioli, Miriam Maso
testo cantato: scritto e rielaborato da Sveva Servodio e Maria Priscilla Cornacchia
Benvenuti in un mondo in cui regnano pace, amore, unità e rispetto. Qui il giudizio si dissolve. Il corpo si lascia andare, libero, pieno di energia.
È notte, i piedi battono forte sulla terra, il suolo vibra, il corpo si svuota, si purifica.
Dalle radici nasce un’onda, e le braccia sono ali, lo sguardo si solleva, la luce interiore si espone.
L’anima si mostra e accoglie l’altro. Un gruppo di amici rinasce insieme. Crea uno spazio nuovo, sacro, libero. Un luogo dove ritrovare sé stessi, dove la danza diventa lingua comune, e la luce… brilla sotto i piedi.
La terra vibra. Il cielo si rasserena.
Buon viaggio
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Prometheus
progetto coreografico e interpretazione di Marcello Malchiodi
dramaturg Isaia Ragona Coco, Pasquale Renella
tutoraggio Paola Bedoni
"Hanno detto la mia condanna come si legge una formula: senza odio,
senza passione, senza pietà."
Victor Hugo, L'ultimo giorno di un condannato.
Ti sei mai chiesto cosa faresti l’ultimo giorno della tua vita? Tutto si ripresenta nella tua mente: frammenti, istantanee, echi di ciò che un tempo hai vissuto. Sei prossimo alla fine, una fine che arriva tuo malgrado. Non sei tu ad aver scelto il momento. Qualcun altro lo ha fatto per te. Come ti fa sentire questo?
Questo lavoro rappresenta la seconda tappa di una trilogia dedicata all’indagine delle molteplici declinazioni della follia. La performance si ispira liberamente al romanzo L’ultimo giorno di un condannato di Victor Hugo, riprendendone la dimensione psicologica del condannato, dell’essere umano messo ai margini e marchiato dalla società. Una moltitudine organizzata giudica, etichetta e punisce le deviazioni del singolo.
Il performer incarna la follia che la società gli ha imposto, senza opporre resistenza, come un eroe tragico greco destinato ineluttabilmente al proprio fato. Ma nulla di eroico rimane nel corpo in scena: ciò che lo attraversa è una condanna eterna, simile a quella di Prometeo, incatenato alla roccia e colpito dal cielo, costretto a rivivere il tormento.
Come un viaggio attraverso paesaggi interiori, la performance si muove tra diversi stati della psiche, delineando un quadro di contrasti e armonie—spaziali, fisiche, musicali.
La ricerca nasce anche come spazio di studio e riflessione, alimentata dal confronto con professionisti e psicologi, a partire dall’osservazione delle condizioni di vita dei detenuti all’interno del sistema carcerario italiano.
La performance è preceduta dalla registrazione vocale di un breve monologo, scritto e interpretato da Isaia Ragona Coco.
Isaia Ragona Coco e Pasquale Renella