La Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi ricerca un’attrice/danzatrice (età scenica 18-25)
Il piano didattico del 3° anno Regia e Autore
teatrale della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi trova il suo centro
nella messinscena da parte di ciascun allievo regista di un testo
scritto da un allievo autore, allo scopo di mettersi alla prova nel
lavoro con attori professionisti nella realizzazione di uno spettacolo
compiuto.
L’esercitazione prevede 4 settimane di lavoro, incluse 6 repliche al Teatro Franco Parenti.
È prevista retribuzione.
Il Ruolo
Ptelea è un personaggio multiforme, una ninfa generata da un vecchio olmo che nel corso del testo si trasforma, tra gli altri, in una trapezista, in una donna d’affari di una società di stabilimenti balneari e in un gigantesco tonno che minaccia di divorare il porticciolo. Anche il suo linguaggio subisce variazioni, dal greco antico e dal latino verso il triestino, per poi arrivare ad un italiano con inserti di inglese standardizzato.
Si richiede all’attrice/danzatrice:
- Ottima attitudine al lavoro sul testo e sulla voce e buon senso ritmico.
- Predisposizione al lavoro fisico, in particolare acrobatico e danzato.
- Disponibilità all’eventualità di una scena di nudo integrale.
- Capelli rossi o la disponibilità di tingerseli.
Candidatura
Si prega di inviare la propria candidatura, corredata da curriculum, 2 foto (1 primo piano e 1 figura intera) ed eventuali link video a casting.paolograssi@gmail.com
entro il 28 Aprile, indicando la propria disponibilità per il 9 maggio.
Specificare nell'oggetto della mail il titolo dello spettacolo, nome e cognome (es. LA BORA SUFIA | Paolo Rossi)]
Prima selezione su convocazione: 9 maggio.
Le candidate selezionate riceveranno le indicazioni su prove di scena insieme alla convocazione.
Saranno prese in considerazione solo candidature di attrici e danzatrici diplomate presso accademie riconosciute o con esperienza professionale equiparabile.
Periodo di lavoro
Periodo di lavoro: 3 giugno – 28 giugno 2019
Debutto, repliche: Teatro Franco Parenti 26, 27, 28 giugno
Note dell'autore - Zeno Piovesan
In un piccolo porto sul golfo di Trieste, lontano dal frenetico mondo globalizzato, il pescatore Dolfi e la barista Piera, dopo una forte mareggiata, assistono all’improvvisa comparsa di una strana fanciulla di nome Ptelea. Ptelea, che nel corso della storia si rivela come una creatura multiforme, conduce i due abitanti del porticciolo in inspiegabili avvenimenti, facendo innamorare il pescatore e procurandosi l’astio di Piera. Inoltre, su quell’angolo di paradiso, grava la minaccia di una società di stabili-menti balneari, che intende trasformare quel luogo, tanto caro a Dolfi e a Piera, in un residence per turisti.
La Bora Sufia cerca di riflettere sull’identità e sull’unicità dei Luoghi e sui processi di trasformazione a cui sono sottoposti nel corso del tempo, con particolare attenzione al rapporto che intercorre tra l’uomo e la natura. Infatti, il porticciolo è un luogo specifico con caratteristiche fisiche e geografiche singolari, che favoriscono incontri e relazioni altrettanto particolari. Piera e Dolfi, consapevoli del valore di questo luogo, cercano, a loro modo, di difenderlo dal progetto della società balneare, che lo vorrebbe mutare in un “non-luogo”, attraverso edifici standardizzati. Questa riflessione è inserita in una narrazione più ampia, che si si sviluppa attraverso elementi immaginifici e surreali. La parola, che spazia dal dialetto triestino ad un greco e latino artificiosi e a termini inglesi, tenta di evocare ambienti e situazioni che oscillino al contempo su piani di realtà realistici e fantastici.
Note di regia - Valeria Fornoni
“(…) È importante rendersi conto di cosa i luoghi “contenevano”, tenevano-dentro, da cosa fossero in-habited. Ogni luogo aveva un’intima, peculiare qualità. Questo in, l’interiorità del luogo, è l’anima del luogo.”
James Hillman, Carlo Truppi, “L’anima dei luoghi”, ed. Rizzoli
Uno spazio astratto. Un unico elemento in scena, una rete, simbolo del Piccolo Porto. La chiave di lettura del testo si pone come finalità di ricreare l’atmosfera del Piccolo Porto, di far sì che il pubblico si ritrovi a vivere un’esperienza percettiva delle peculiarità del luogo, un’immersione attraverso un gioco di linguaggio, sound design e luci. I pensieri e dialoghi innescandosi l’uno con l’altro costituiscono i differenti colori di un passatempo antico e nuovo, quello della creazione di realtà parallele. Il testo studiato e trattato come una partitura musicale cercherà pertanto di dar vita ai piani di realtà presenti nello stesso. Il tema è quello del cambiamento, del nuovo sul vecchio, della paura di qualcosa che possa cambiare le proprie identità e l’identità del luogo in cui abitiamo. Domande come: cos’è l’identità del luogo? Esiste davvero l’identità di un luogo o è solo una questione di punti di vista? Perché si ha paura e nello stesso tempo ci si innamora di chi può cambiarci? Cosa succede quando l’immaginazione prende il sopravvento e diventa il nostro piano di realtà? E il linguaggio può essere un detonatore di realtà nuove? Domande come queste attraverseranno l’intera messa scena e saranno la guida dell’intero percorso.