Scrivere chiaro, scrivere semplice di Gabriele Galati e Hellmut Riediger, pubblicato da Editrice Bibliografica, è rivolto a chi vuole farsi leggere, capire e tradurre dagli umani e dalle macchine.
Scrivere chiaro oggi, oltre a essere un’esigenza etica e sociale, è anche una necessità della comunicazione digitale. Abbiamo fatto due chiacchiere con gli autori che in un'intervista ci raccontano la genesi del libro e il loro pensiero.
L'intervista
Com'è nata l'idea di scrivere questo libro?
Fin dall’antichità, molti scrittori, saggisti e linguisti hanno sottolineato la necessità civile, etica e letteraria di un linguaggio limpido e comprensibile. Le battaglie contro il burocratese, o l’antilingua come la chiamò Calvino, hanno ormai una lunga storia.
Tuttavia, tradizioni storiche, sociali e linguistiche e molto di ciò che si impara a scuola perpetuano l’idea secondo cui per dimostrare di essere dotti o di possedere un bello stile di scrittura si debba esprimersi in modo aulico, oscuro e verboso. In molti casi si tratta di una zavorra di cui è difficile disfarsi. Oppure come accade in molti linguaggi professionali, come l’aziendalese, il corporatese, il politichese, il sindacalese ecc. si usa la lingua come status symbol, come una sorta di vestito elegante, rubando parole al latino, all’inglese o ai linguaggi settoriali.
Eppure, scrivere in modo chiaro oggi, oltre a essere un’esigenza etica e sociale, è anche una necessità della comunicazione digitale. Esserne consapevoli è importante per tutti e a maggior per ragione per chi scrive per professione.
Per quanto ci riguarda, da anni osserviamo che l’enfasi sul tema di una scrittura chiara e semplice è comune a molti ambiti, apparentemente anche lontani tra loro. Sul nostro blog, Laboratorio Weaver, già nel 2014 scrivevamo di questo argomento usando il termine Comunicazione sostenibile, anche se oggi la parola “sostenibile” non la useremmo più, perché è diventata una parola logora o di plastica.
Qual è il contenuto del libro?
Nel libro, dopo una breve introduzione storica con cenni sull’evoluzione sociale, linguistica e mediatica, passiamo in rassegna i vari ambiti in cui le diverse modalità di scrittura chiara non sono un’opzione, ma una necessità o addirittura un obbligo:
· Semplificazione del linguaggio amministrativo per essere capiti dai cittadini
· Scrittura accessibile per essere capiti da parte di persone con scarse conoscenze linguistiche e soggetti portatori di disabilità
· Scrittura tecnica per rendere accessibili informazioni tecniche complesse agli utenti a cui sono destinate
· Scrittura orientata alla traduzione per agevolare la traduzione in altre lingue da parte di traduttori umani e traduttori automatici
· Scrittura per il web per essere capiti dagli utenti del web, dai motori di ricerca e comunicare con efficacia nel mondo social
Cosa hanno in comune tutti questi tipi di scritture? Come si distinguono? Che regole o linee guida occorre seguire? Cosa sono gli indici di leggibilità? Che differenza c’è tra leggibilità e comprensibilità? Lessici specialistici o vocabolario di base? Come usare o non usare tecnicismi e anglismi? Cosa sono i linguaggi controllati? Quali sono le caratteristiche della scrittura digitale?
Queste alcune delle domande a cui il volume cerca di rispondere in modo sintetico e con esempi specifici dei diversi ambiti.
In appendice si trova il “dizionario dell’aria fritta. Cos’è?
Calvino in un celebre articolo apparso sul “Il Giorno” nel 1965 coniò l’espressione “antilingua” per riferirsi alla lingua caratterizzata da frasi lunghe e contorte, forme complesse, gerundi, passivi, impersonali, parole rare, forestierismi, parole o locuzioni dall’apparenza specialistica, ma in realtà prive di un’autentica necessità concettuale. Questa ha fatto da modello per i burocrati di tutte le specie e influenzato la scrittura di molti che così credono di esprimersi in modo serio.
Le lingue di plastica o plastilingue o anche legolingue sono varianti “moderne” dell’”antilingua” che come la plastilina sono plasmabili e adattabili alle esigenze più diverse. Sono “parole di plastica” per esempio questi termini scientifici o tecnicistici il cui significato originario si è sbiadito e spesso non sono quindi altro che “stereotipi connotativi”, usati per apparire colti e competenti. Pensiamo per esempio a sviluppo, sistema, struttura, strategia, sostenibile, modernizzazione, missione, visione, eccellenza, processo, progetto, futuro, sostenibilità, dati, scenario, dinamica, verde, green, ecologico, ecc.
A questi si aggiungono altri plastismi, cioè parole, locuzioni, espressioni di plastica, stereotipi in italiano, in inglese o in itanglese miscelati in varie combinazioni.
Il dizionario dell’aria fritta propone traduzioni dalle antilingue e dalle plastlingue in lingua chiara. Contiene inoltre un elenco di parole di plastica e altri plastismi, da usare come strumento di verifica dei propri testi: qualcuno forse è tollerabile, troppi no.
Scrivere chiaro scrivere semplice. Per farsi leggere, capire e tradurre
Gabriele Galati e Hellmut Riediger
Editrice Bibliografica, 2021