Ingresso 10€ - Ridotto Paolo Grassi 5€
MILKYWAY
testo di David Kostak
Traduzione Fabulamundi a cura di Eleonora Bentivogli
Regia di Giacomo Nappini
Con Monica Bonomi e Edoardo Barbone
Tutor Sofia Pelczer
sound design Hubert Westkemper
light design Daniela Bestetti con Paolo Latini, Simona Ornaghi
scene Roberto Pio Manzotti, Alice Capoani, Mattia Franco
costumi Enza Bianchini, Nunzia Lazzaro
un progetto in collaborazione con PAV – Fabulamundi Playwriting Europe: Beyond Borders?
Il racconto fotografico
Note di regia
“E’ il tempo che hai dedicato alla tua Rosa che ha reso la tua rosa così importante. Addomesticare significa creare dei legami, e tu sei responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato.”
Il Piccolo Principe, A. Saint Exupery
Ho scelto Milkyway di David Kostak, tra i 6 testi proposti da Fabulamundi Playwright, per un’immediata affinità elettiva: l’autore compie un volo verticale tra fiaba, poesia ed elementi tragici che hanno permesso al mio immaginario di esplorare il linguaggio metaforico, che da sempre mi interessa, in questa drammaturgia del tempo frammentata con diversi piani di realtà.
I due personaggi sono, a loro modo, archetipi. Un padre che parte per lo Spazio abbandonando sua figlia ci ricorda Ulisse che lascia Telemaco o, come citato nel testo, il Piccolo Principe che abbandona la sua Rosa o Peter Pan che fugge verso la sua Isola che Non C’è. Una figlia che resta ad aspettare il ritorno del padre e guarda il cielo, contempla sognando il ritorno di un eroe che altro non è che un naufrago dilaniato dalla polvere delle stelle che lo hanno reso immortale e solo.
Sulla base del “Paradosso dei gemelli”, trattato da A. Einstein, per lui sono trascorsi 5 anni nello Spazio, mentre per lei 50 anni terrestri. Riusciranno a riconoscersi e ad addomesticarsi? Klara nasconde un tragico segreto: Il Tic Tac del Coccodrillo scorre rapidamente per lei, stretta nelle fauci della malattia.
Il tempo è il grande protagonista di Milkyway, la dimensione che sfugge dalle dita: non ho tempo è una frase cifra dei nostri giorni, dobbiamo guadagnarlo, rincorrerlo, recuperarlo e questo genera angoscia. Finché non si impara a dare senso al tempo, ad abitarlo, a fare esperienza della durata:
“Essere presenza presente per l’altro significa farsi presenza animata da un desiderio. Ulisse rinuncia al sogno dell'immortalità per il volto di suo figlio, mostra che l'eterno è nel mondo, è qui, è nel legame con chi amiamo."
Massimo Recalcati
Ciò che ci illumina non è sopra di noi ma dentro le nostre vite, le persone che amiamo sono Stelle Cadenti che lasciano a noi un'eredità incandescente: la loro testimonianza.
Giacomo Nappini
L'autore
Laureato in Teoria e critica del teatro al DAMU (Theater Acadacemy) di Praga scrive e traduce opere teatrali dall'inglese ed è drammaturgo del Teatro LETÍ. Ha iniziato a scrivere le sue opere durante i suoi studi, ma ha debuttato nel 2013, quando Theatre LETÍ ha eseguito il suo cortometraggio Fresh Love. Lo spettacolo riprende argomenti con cui si confronta abbastanza spesso nel suo lavoro: la responsabilità dell'uomo sia a livello di relazioni interpersonali, che per la situazione del mondo di oggi. Nelle sue opere lavora spesso con metafore e con elementi di realismo magico, posti al punto di partenza di una trama.
Tra i suoi spettacoli teatrali si possono trovare testi post-drammatici (Taxistyx, Heart appartiene a Jali) drammi di relazioni intime (Oltre la via lattea versata), spettacoli per bambini (Mi chiamo Lajka, radio western per adolescenti Nessun paese per giovani, musical per famiglie The Chroniclers - breve storia del musical) ma anche adattamenti della letteratura classica (Lady with Camels, Don Quijote's Awakening, The Chronicle of death predict, Solaris). Nonostante la diversità delle sue opere teatrali e diversi gruppi di pubblico, David Košťák ha una voce che si distingue grazie al suo significativo lavoro con la lingua.
In questo momento scrive sceneggiature con il grande cast per il Teatro Švandovo a Praga Downotwn - mito moderno sulla città che cerca di ottenere ricchezza dalle miniere locali sfruttandole così duramente che la città stessa inizia a cedere.