"Ho scritto questa storia prima del 7 ottobre, prima che l’ordine apparente delle cose si disintegrasse lasciando ovunque dolore e macerie.
Rachele Zwillig, che per tutto il romanzo ha gridato con forza la necessità di staccarsi dal passato senza per questo dimenticarlo, si muove ora fra antiche e nuove rovine".
Per la guida turistica Rachele Zwillig, a Gerusalemme ogni cosa è al proprio posto solo per necessità e la santità del luogo, illuminata da una luce immaginaria, va cercata altrove, nei suoi luoghi nascosti.
Rachele, che si porta dietro il fantasma di una madre suicida, di un fratello speciale e di un padre assente e misterioso, ama bere gin tonic durante shabbat, non vuole essere definita ebrea e, per sopravvivere, inventa storie che spaccia come reali non solo alle comitive di turisti, ma anche a sé stessa.
Rachele possiede solo cinque fotografie, sparse nel cassetto della credenza, fra vecchie posate, elastici, tappi e ricevute di pagamento. In quelle foto c’è la storia della sua famiglia, del suo disagio e del suo dolore. Fra quelle foto, ce ne è una sfocata, una casa circondata da un giardino incolto, una sedia rovesciata e una donna davanti alla porta d’ingresso che guarda verso l’obiettivo.
Una freccia rossa, marcata con forza, la indica con l’iniziale T.
Quella foto nasconde un segreto e una possibilità di pacificazione.
“Mi chiamo Rachele Zwillig e per oggi sarò la vostra guida. Voglio dirvi da subito che qui non servono mappe, satellitari, cartine. Qui è bene perdersi. Perdersi significa non cercare risposte. Non fatemi domande quindi se non strettamente necessarie. Non interrompete il vostro smarrimento di fronte ad apparenti certezze.
Mantenete il disorientamento, mantenetelo il più possibile perché è questo ciò che ha valore.
E quando avrete la sensazione di esservi ritrovati, guardandovi intorno vivrete una inevitabile contraddizione: da un lato la realtà oggettiva con tutti i margini di errore, dall’altra la realtà unica, quella che siete voi a cogliere e che varia a seconda del sapere, del vissuto, dello stato emotivo.
E ancora non basterà, perché il vostro sentire dipenderà dalle nuvole, dal vento, dall’azzurro del cielo, dalla stagione, dalla luce.
Qui nessuno può darvi certezze. Nemmeno io ovviamente. Qualcuno allora si domanderà: perché mai dovremmo pagare una guida per muoverci tra le mura di questa antica città senza avere alcuna certezza? Non lo so. Il pagamento, non a caso, è anticipato. Seguitemi…”
L’ordine apparente delle cose
di Lara Fremder
Gabriele Capelli Editore
Lara Fremder
Lara Fremder è nata Milano dove vive e lavora. Ha collaborato a lungo con Studio Azzurro, realtà di ricerca artistica che esplora i linguaggi dell’arte e delle nuove tecnologie. Ha scritto sceneggiature e soggetti per film e documentari presentati nei maggiori festival nazionali e internazionali e con essi vinto premi e ottenuto riconoscimenti. Insegna scrittura cinematografica alla Scuola di Cinema Visconti di Milano e al CISA di Locarno.
L’Ordine apparente delle cose è il suo romanzo d’esordio.