Cari Colleghi,
Cari Studenti,
Cari Amici,
il mio incarico di direttore dalla “Abbado” si conclude tra pochi giorni.
Sono stati dieci anni assolutamente entusiasmanti a dispetto dei momenti difficili, a volte anche inutilmente difficili, che pure non hanno intaccato la soddisfazione per il lavoro svolto, per i traguardi raggiunti insieme.
La scuola ha completamente mutato volto, reputazione, prospettive, e lo spirito di comunità, di appartenenza è cresciuto oltre ogni attesa. Ne sono estremamente fiero, perché a questo straordinario risultato abbiamo concorso tutti, in modo organico e unitario.
Ho la serena consapevolezza di aver interpretato il ruolo di direttore con disinteressato spirito di servizio, come “primus inter pares”, docente tra i docenti, collega tra i colleghi, e di non aver mai fatto di me stesso l’oggetto e lo scopo (il beneficiario finale, come si dice oggi…) della parte migliore del mio lavoro, delle mie azioni, dei miei obiettivi. Questo mi rasserena nel ripensare agli errori che, fatalmente, posso aver commesso lungo il cammino.
Rientrerò volentieri nei ranghi della docenza da cui provengo, cui appartengo e che non ho mai abbandonato, nemmeno nei momenti più complessi dell’attività di direzione.
Troppe sono le persone che dovrei ringraziare nominandole individualmente e cui devo moltissimo se non tutto. Sono grato a ciascuno di voi ed a tutti voi insieme. Il vostro sostegno, il vostro insostituibile lavoro e la vostra lealtà, la dedizione e finanche l’affetto hanno reso raggiungibile ciò che pensavamo non potesse essere raggiunto e che resterà dopo di noi.
Molto ci sarebbe ancora da fare, nella liquida mutevolezza del contesto, nell'imponderabile mutare dell’idea stessa di “formazione artistica”, di ciò che occorre per realizzarla e per dirigere una scuola. Ma questo fa parte del gioco. 160 anni (o quasi) di storia della Civica ci insegnano che la Scuola non appartiene ai direttori che si avvicendano negli anni, ai consigli di amministrazioni che li nominano, ed ai sindaci che insediano questi ultimi. Questa catena di comando -cui la nostra responsabilità di cittadini non è estranea- può esprimere scelte, personalità e stagioni più o meno positive e feconde, ma al netto di tutto ciò, la Scuola appartiene e continuerà ad appartenere ai cittadini, agli studenti che varcano il cancello assetati di “sapere e saper fare" ed a tutti coloro che rendono vivo e possibile questo incredibile sogno, giorno per giorno, seguendo la "linea di vetta”, che è sempre e solo una.
Un abbraccio e arrivederci
Andrea Melis