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Una performance che indaga le dinamiche tra macchine e corpi
La performance è pensata per un’automobile e 4 performer. Essa si propone di indagare il fenomeno del burnout all’interno della società tardo-moderna così come viene definito e analizzato dal filosofo Byung-chul Han nel libro La società della stanchezza.
Il mondo contemporaneo è una realtà caratterizzata da irrequietezza, caos e violenza: l’individuo è costretto in ritmi incalzanti, dopati, che lo obbligano a mettere in campo una forza contrastante per non restare indietro.
L’auto diventa simbolo di questo sfruttamento: ci consente di andare veloci e velocizzare sempre di più; ma è anche un luogo isolato, privato dove è possibile concedersi, forse, una pausa.
BURNIN’ si articola studiando le dinamiche che si possono instaurare tra corpi e macchina: macchina come gabbia, macchina come mezzo per realizzare i desideri di libertà, macchina come spazio sicuro, spazio solitario, come luogo di aggregazione, come prolungamento dell’individuo. Macchina come componente imprescindibile.
Che effetto ha quindi sul corpo dell’essere umano essere rinchiuso ogni giorno dentro un abitacolo, stando seduto, immobile, svuotato? Che effetto fisico si verifica nel poter percorrere una grande quantità di spazio in un tempo assai ridotto? All’interno della società della prestazione, può esserci ancora posto per un’azione contemplativa, permettersi il tempo di stare e osservare?
Arianna Sorci