da una idea di Paola Lattanzi, coreografa e docente del corso danzatore della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, coordinato da Marinella Guatterini
con
Danzatori secondo anno
Filippo Bonacchi, Rafael Candela, Caterina Cescotti, Manuela Victoria Colacicco, Deborah Congedo, Federica D’Aversa, Rossella Del Vecchio, Martina Di Prato, Alberto Facchetti, Isabella Moretti, Lautaro Muñoz, Emma Rebughini,
Miriam Tagliavacche
e con
Danzatori terzo anno
Vincenzina Cappelli, Tommaso Cavalcanti, Michele Colturi, Violetta Cottini, Valentina De Pascalis, Andrea Giaretta, Miranda Meneghetti, Andreyna Ordaz Carias, Sofia Pazzocco, Melissa Seclì, Simona Tedeschini, Selene Tognoli,
Serena Zimolo
Sfoglia il progetto realizzato con i Danzatori del 2° anno
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Paola Lattanzi parte da Francesca Woodman per una riflessione sulla composizione artistica
La circostanza attuale mi ha portato a ripensare il lavoro di composizione orientandolo verso la fotografia o l’arte visiva rispetto alla coreografia vera e propria.
Per una riflessione sulla composizione artistica, la stasi bidimensionale della foto si è rivelata congeniale e ha permesso di riconsiderare l’importanza della relazione spazio/corpo sotto altri punti di vista. Tra i temi affrontati:
- Importanza delle pulizia e padronanza dell’immagine
- scelta e relazione con il caso nell’atto creativo
- l’esclusione del non necessario
- il divario tra la forma e l’idea.
Ho scelto, come prima parte di un’auspicabile trilogia, Francesca Woodman, tra le più importanti artiste visive del Novecento, che, oltre ad aver prodotto la maggior parte del suo lavoro quando era da poco ventenne (quindi coetanea dei nostri allievi), poneva il corpo al centro della sua ricerca.
Pioniera, dell’autoscatto, la sua abbondante produzione passa da un’esplosione di gesti performativi alla ricerca dell’identità attraverso l’assenza, grazie ai suoi esperimenti sull’uso della lunga esposizione. Sorretta da spirito surrealista non era solita accompagnare le sue opere con spiegazioni e raramente attribuiva titoli alle sue fotografie, questo ha lasciato agli studenti ampio spazio da riempire con le loro interpretazioni personali e le loro riflessioni su come potenzialmente, dopo aver creato lo spazio, viverlo anche nel tempo, cioè creare una coreografia.