Crediti dello spettacolo
Testo di Giorgia Colantuono
Regia di Alessandro Paschitto
Attori Ludovica Baiardi, Isabella Mottinelli, Lorenzo Prevosti, Simone Roberto Ruvolo
(Isabella Mottinelli è stata sostituita da Ilaria Longo)
Danzatori Carmine Dipace, Linda Petruzzelli
Musiche Luca Belotti
Scene Sara Galullo, Grazia Ieva, Daniel Manea
Costumi Grazia Ieva
Manichini Sara Galullo
Regia Tecnica live Daniel Manea
Video Diletta Degiacomi, Francesca Santini
Foto di scena e backstage Marina Alessi
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Nota dell'autrice
Una sera d’inverno camminavo per il parco vicino casa, quando un’immagine mi è sei gettata addosso con inaspettata violenza. Era l’immagine di una ragazza che si getta contro una macchina senza riuscire a morire e che in seguito a questo mancato schianto si trova costretta a ripercorrere ciò che l’ha condotta fin lì.
In questo viaggio la protagonista non è sola: insieme a Lei c’è anche un’altra. L’altra, appunto. Una misteriosa figura che si scoprirà poi incredibilmente familiare e aiuterà la nostra protagonista ad interloquire col ricordo di Lui.
Prima dello schianto è un testo che si declinata in tredici quadri, tutti molti diversi fra loro, attraverso i quali l’unica cosa certa è che qualcosa è accaduto. Qualcosa di inevitabile, come il vuoto lasciato da chi non c’è più e che sprofonda chi resta. Un vuoto davanti al quale restano soltanto le parole non dette, quelle fraintese, dimenticate, taciute a lungo o trattenute con rabbia.
Sono le parole dell’inizio e della fine, che fuoriescono come schegge impazzite dal corpo annientato di Lei. È dunque questo l’ultimo disperato tentativo di ricominciare a vivere. A dare senso al mondo. Schiantarsi per iniziare daccapo. O almeno chiedersi se sia ancora possibile farlo.
Giorgia Colantuono
Nota di regia
Prima dello schianto è un testo che vive sulla soglia, tra un passato che torna a invadere il presente e un futuro che non si delinea.
Questa stasi è ciò che segue uno degli innumerevoli schianti cui l’esistenza ci sottopone. Nel caso della protagonista, una storia d’amore, la prima, si è conclusa. Dopo un tentato suicidio, la ripercorre all’indietro e ne interroga le possibilità. Il lavorio del pensiero altera fisicamente la realtà circostante di chi pensa.
La stanza del testo si tramuta nel limbo mutevole della sua coscienza: diviene un laboratorio, un set, un’officina meccanica, lo schermo di un cinema, uno spazio molteplice in cui il ricordo viene ricostruito, sottoposto al vaglio, persino alterato secondo bisogni e desideri. Ripercorrere la fine di un amore vuol dire fare un pericoloso crash test. Ci si schianta contro i ricordi. E uscirne vivi, riemergere da questo tunnel mentale, tornare alla realtà accettando che si può continuare a vivere non è forse anch'esso il più pericoloso degli schianti?
Alessandro Paschitto