23- 29 ottobre 2017
direzione artistica di Giampiero Solari
testo di Matteo Caniglia
regia di Petra Kovalčíková
con Chinemerem Chukwuemeka, Giorgia Coco, Luca Mammoli
scene e costumi Katarina Stancic
Note dell’autore
Una casa. Una strada. Un mimo uomo e un mimo donna abitano una Ex Europa priva di confini, di nomi e di luce naturale, così buia e nuova da essere irriconoscibile. Sul bordo della scena un mimo armato, libero di invadere il Vecchio Continente. Nell’Antico Testamento, a Dio basta nominare le cose perché esistano. È un principio teatrale, l’esistenza comincia col linguaggio. Grotowski parla delle canzoni, che sono capaci di disegnare il tempo e lo spazio, un paesaggio dove si può esistere. E dove un uomo nomina un paesaggio, vero o non vero, nasce un confine politico libero di essere “ricantato” da un altro uomo.
Note di regia
“Ogni territorio occupato con lo scopo di abitarvi o di utilizzarlo come «spazio vitale» è prima di tutto trasformato da «caos» in «cosmos»; cioè, per effetto del rituale gli viene conferita una «forma» che lo fa così divenire reale.” (M. Eliade)
Quale fase dell’abitazione del pianeta stiamo vivendo oggi? Abbiamo già creato un cosmo? Ognuno di voi ha già indicato e organizzato il proprio spazio vitale? O i confini stanno diventando più stretti? Cosa accadrà quando i confini dello spazio vitale scompariranno? L’essere umano è o non è capace di vivere senza i confini? Questa è la domanda…
Forse questo microdramma – No Border Machine - può essere una risposta per ogni potenziale Amleto. All’interno dello spettacolo cercheremo di enfatizzare la nozione di libertà e di limitazione della migrazione umana attraverso mezzi ed elementi di rappresentazione sia audiovisivi che fisici per dar vita a una performance essenziale.