Venerdì 28 ottobre alle 11.00 Claudia Di Palermo, traduttrice del capolavoro di Willem Frederik Hermans La camera oscura di Damocle (Iperborea, 2022) incontrerà, alla Civica Altiero Spinelli, gli studenti di nederlandese nell'ambito di un dialogo-intervista con il prof. Michel Dingenouts, la prof. Madga Talamini e la prof. Elisabetta Svaluto Moreolo.
L'incontro si svolgerà in parte in nederlandese, con traduzione simultanea a cura degli studenti del corso di laurea magistrale in Interpretazione, guidati dalla prof. Giuliana Ardito.
Claudia Di Palermo
Nata a Roma nel 1967, si è laureata in Lingua e Letteratura Olandese e Fiamminga all’Università La Sapienza. Negli ultimi quindici anni ha tradotto alcuni tra i più importanti autori classici e contemporanei di lingua nederlandese, come Jan Jacob Slauerhoff, Cees Nooteboom, Tommy Wieringa, Jan Brokken, W.F. Hermans, Jan Wolkers, F. Bordewijk, Arnon Grunberg, Abdelkader Benali. Nel 2011 ha vinto il premio alla carriera della Dutch Foundation for Literature per la sua opera di traduzione e mediazione culturale tra Olanda e Italia.
Willem Frederik Hermans
Willem Frederik Hermans (1921-1995) narratore, poeta e saggista, oltre che professore di geografia all'Università di Groninga per quasi quindici anni, è stato uno degli autori olandesi più prolifici e versatili del XX secolo. Nel 1977 gli è stato assegnato il Prijs der Nederlandse Letteren, uno dei premi più prestigiosi per la letteratura in lingua nederlandese. Dei suoi libri, tradotti in tutto il mondo, in Italia è stato pubblicato il romanzo Alla fine del sonno (Adelphi 2014), uscito nei Paesi Bassi nel 1966.
La camera oscura di Damocle
Viso sproporzionato e glabro, vocetta acuta, statura appena troppo bassa per l’arruolamento nell’esercito, poca istruzione, la madre folle a carico che qualche anno prima gli ha ammazzato il padre e una tabaccheria che, in una cittadina di provincia, gestisce insieme alla moglie-cugina di sette anni più grande di lui: questo è il ritratto del giovane Osewoudt quando, nel maggio 1940, i nazisti occupano l’Olanda. A sconvolgere la sua grigia esistenza è l’arrivo nel negozio del misterioso Dorbeck, un ufficiale olandese uguale a lui «come il negativo di una foto è uguale al positivo», o come «un budino riuscito bene» somiglia a «un budino malriuscito». Incaricando Osewoudt di sviluppare un rullino fotografico, Dorbeck lo ingaggia di fatto nella resistenza e da questo momento in poi, a più riprese, compare e scompare nel nulla lasciandogli missioni importanti e drammatiche. Osewoudt, accompagnato dalla sua Leica, ubbidisce con una caparbietà pari all’incomprensione delle proprie azioni sanguinarie. È l’inizio di un vortice di travestimenti e cambi d’identità che confonde amici e nemici, traditori e traditi, buoni e cattivi, fino al caos morale dell’immediato dopoguerra, quando si cercherà di far tornare conti che non tornano. Capolavoro di uno dei massimi scrittori olandesi, La camera oscura di Damocle (1958) è un romanzo sulla condizione umana in forma di grande thriller, in cui il realismo minuzioso, che fino all’ultimo si ostina a proporre topografie precise e descrizioni accurate dei gesti, sembra spogliarsi man mano della sua pretesa di oggettività per farsi ambiguo e vano come una fotografia tutta nera.