Death’s Amore
Death’s Amore parla di morte, e attraverso di lei, della vita. Una vita complicata, dolorosa, che si porta dietro tutta la sua forza. Parla soprattutto di un’età in cui la morte è vicina e del rapporto che quattro donne anziane hanno con essa: amore, rifiuto, indifferenza, attesa.
Pia, André e Marisa si rifugiano a casa di Pace perché il mondo è in preda ad un’indefinibile e sconfortante apocalisse: il mondo è anche lui vecchio e stanco e non riesce più a sostenere il peso della vita, si sta sfaldando e, mentre si autodistrugge, trova il tempo per dimenticarsi le cose e abbandonarsi alla nostalgia.
Tutte le donne vogliono qualcosa da Morte, e tutte vivono la propria vita sedute allo stesso tavolo con essa, studiandola, amandola, sentendola. Morte ha una relazione con una di loro, Marisa, l’unica donna che si è avvicinata così tanto all’aldilà restando al di qua, e mentre Marisa vorrebbe finalmente morire, per poter restare per sempre a fianco della sua amata, Morte, contro la propria natura, glielo impedisce, per paura che lei si trasformi nei fantasmi con cui ha a che fare ogni giorno.
Alla fine, mentre il mondo, stanco dalle troppe emozioni, si abbandona ad un mancamento dando l’addio alle protagoniste, la morte rimane dentro lo spettatore non tanto come la fine della vita, ma arriviamo alla sensazione che sia il timore e il rifiuto della morte stessa che ci portano via, giorno dopo giorno, la vita che ci rimane.
Crediti
I personaggi
Pace: La padrona di casa, donna di campagna del Monferrato, 70 anni circa. Ringiovanisce ad un certo punto dello spettacolo. Può essere interpretata da un’attrice giovane vestita da anziana così da rendere il ringiovanimento più credibile.
André: Ex farmacista di campagna, transessuale (male to female) dalla voce ancora profonda, stessa età di Pace.
Pia: Sciura di città, più vecchia delle amiche di qualche anno. Elegante e acculturata, voleva fare la modista ma i suoi l’hanno obbligata a studiare il latino.
Marisa: 70 anni circa, viene vista dalle amiche come la donna “più di qua che di là”, zitta, ferma, bavosa, ma in realtà ha un’appassionata relazione con Morte, con la quale ringalluzzisce.
Morte: Se il diavolo veste Prada, la morte veste Gucci.
Note di regia e drammaturgia
Il testo “Death’s Amore” parla, come sopra citato, della morte, della nostra impossibilità di accettarla e allo stesso tempo della fascinazione che abbiamo verso di lei. La morte in questo testo è una morte simile alle divinità greche, è capricciosa, invadente e siede al tavolo con noi, mangiando i nostri biscotti.
Abbiamo lavorato aprendo alcune delle scene del testo con gli attori, durante due settimane, e abbiamo registrato le prove attraverso Zoom, scoprendo diversi e sconosciuti livelli del testo.
La restituzione video di questo lavoro è lontana dalla ripresa teatrale, abbiamo utilizzato il formato del frame della piattaforma Zoom perché è stato il leitmotiv della nostra quarantena, ma abbiamo cercato di stravolgerlo inserendolo in un mondo folle e apocalittico.
Anche l’autrice e il regista compaiono nel video, per sottolineare l’apertura del prodotto, non volto ad una resa ma risultato di uno studio ancora in corso.
Il montaggio, quindi, insieme agli effetti visivi, va a sostituire l’hic et nunc della rappresentazione teatrale, andando a stratificarsi in livelli di comprensione, che, attraverso più visioni, si disvelano in nuovi e allucinanti livelli interpretativi.
Il prodotto finale assomiglia quindi ad un trip a base di Xanax condito con alcol e partite di briscola, durante un’apocalisse dove il mondo cade a pezzi e ogni regola sociale viene sovvertita.
Athos Mion e Giulia Cermelli