Crediti dello spettacolo
Testo di Giulia Cermelli
Regia di Athos Mion
Attori Elia Galeotti e Miriam Moschella
Danzatori Marco Bosetti, Chiara Carducci, Claudio Gattulli, Giacomo Graziosi.
Musiche Pietro Piras
Scene e costumi Eleonora Boselli, Jacopo Gitti, Flora Pirovano, Arcangela Varlotta
Video Valentina Castriota, Chiara Rossi
Foto di scena e backstage Marina Alessi
Guarda le foto dello spettacolo
Nota dell'autrice
Cinque modi illegali di salvare il mondo parla di due lotte: quella per salvare il mondo e quella per salvare se stessi. Che poi forse sono la stessa lotta. La domanda che risiede alla base del testo è una domanda che mi ha tormentata ormai da anni, attraverso tutte le catastrofi, reali o possibili, che il nostro quotidiano sta attraversando: io, e quindi noi, io e te, siamo immuni a quello che ci succede intorno, o siamo una somma dei problemi del mondo? Cosa ci succede mentre il mondo finisce? Rovineremo con lui o resisteremo come due atomi nel vuoto?
E’ questa la domanda che muove anche i due protagonisti, che disperatamente cercano di agire sui problemi esterni mentre non hanno il coraggio di affrontare i loro problemi interni. Infatti A e G, i protagonisti, vivono la fine della loro relazione mentre affrontano il fallimento del loro tentativo di agire concretamente sul mondo esterno.
A e G non riescono a comunicare, diventano alberi, danzano con le foglie, provano con il linguaggio dei segni, si fanno del male, ma non riescono a colmare il vuoto tra di loro. Non riescono neanche a colmare il vuoto tra loro e la realtà, perché tutti i loro atti vengono riassorbiti come un solletico sull’epidermide della società. Nessuno li salva. Loro non riescono a salvare nessuno. Neanche loro stessi.
Giulia Cermelli
Nota di regia
Le cose non vanno bene. Questo lo sapevamo già. Cosa si potrebbe fare per cambiare le cose?
Uno spettacolo teatrale non verrebbe in mente a nessuno. Neanche a noi. Forse l’unica cosa che ci servirebbe è una rivoluzione. Questo è quello che pensano i due protagonisti quando organizzano cinque attentati di terrorismo simbolico. Attentati che non toccano la realtà, ma sono un grido d’aiuto, guardateci, guardateci, ma il mondo sbadiglia e si richiude su di loro come una ferita fatta con la carta.
I due personaggi convivono in scena con il mondo che vogliono cambiare, che, come in una danza, porta avanti l’azione scenica, li sprona e dà loro tutti gli strumenti per cambiarlo. Volevano salvare il mondo ma alla fine finiscono per farsi la guerra.
Questo mondo è così complesso che i due protagonisti non si rendono conto di essere anche loro attori dentro un meccanismo scenico che fa acqua da tutte le parti. Forse hanno visto troppi film. Servirebbe una rivoluzione ora?
Forse una preghiera ad un Dio che ha messo incinta la nostra madre terra e poi è scappato? Non ci rimane che piangere. Anche se quando arriverà il diluvio universale (per i peccati dell’umanità o per il riscaldamento globale) le nostre lacrime piene di pentimento si confonderanno con la pioggia.
Speriamo in una pioggia per pulirci dai nostri peccati, per battezzare un nuovo inizio. Chi non trova romantico stare sotto la pioggia con qualcun altro, bagnarsi, accettare le condizioni atmosferiche? Chi non vorrebbe un finale come in colazione da Tiffany, per dichiararsi un amore eterno sotto la pioggia? Eterno… è già tanto se dura fino alla fine del mondo. Di eterno c’è solo la plastica.
I due protagonisti di questo testo non vogliono costruire un'arca e ripopolare il pianeta, ma solo perché hanno paura di essere dei pessimi genitori.
Athos Mion