Fuga Nelle Tenebre Out Off

5 e 6 marzo - gli studenti della Civica in Fuga nelle tenebre, Out Off

di Arthur Schnitzler, regia Lorenzo Loris, dal 6 febbraio al 10 marzo

Promo docenti e studenti Civica Claudio Abbado
Per tutte le repliche dello spettacolo 5 euro direttamente in cassa
gradita la prenotazione all’indirizzo info@teatrooutoff.it

Teatro Out Off, via Mac Mahon 16 Milano

Dal 6 febbraio al 10 marzo 2019, prima nazionale
FUGA NELLE TENEBRE
di Arthur Schnitzler
traduzione di Giuseppe Farese
idea e adattamento Lucrezia Lerro e Lorenzo Loris
regia Lorenzo Loris
con Paolo Bessegato, Massimo Loreto
scena Daniela Gardinazzi, costumi Nicoletta Ceccolini
collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
consulenza musicale Lucrezia Lerro
produzione teatro Out Off

Martedì 5 febbraio 2019, ore 17.00
INCONTRO AL CHIOSTRO NINA VINCHI DEL PICCOLO TEATRO
In occasione del debutto dello spettacolo intervengono Lucrezia Lerro, poetessa e scrittrice, il regista Lorenzo Loris e gli interpreti Paolo Bessegato, Massimo Loreto - presenta e coordina Roberto Traverso

A introdurre le repliche del 5 e 6 marzo 2019 sono programmati due concerti che esplorano il ricco terreno musicale della Seconda scuola di Vienna, per antonomasia la scuola musicale del Novecento, contemporanea a Schnitzler.
Gli studenti della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, Yuki Mihara, pianoforte, Martina Verna, violino, Lorenzo Tomasini, Jungmee Kim, pianoforte, Chiara Pederzani, soprano, eseguiranno brani di Josef Matthias Hauer, Anton Webern, Josef Matthias Hauer, Arnold Schoenberg, Hanns Eisler, Alban Berg.

Gli appuntamenti, i cui programmi musicali sono curati da Silva Costanzo, rientrano nell’ambito della collaborazione tra la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado e il Teatro Out Off.

Un ringraziamento particolare a Yamaha Music Europe per il pianoforte

Programma dei concerti
Martedì 5 marzo ore 20.45 - spettacolo a seguire
JOSEF MATTHIAS HAUER, Tanz per pianoforte
ANTON WEBERN, 4 Pezzi per violino e pianoforte op. 7
JOSEF MATTHIAS HAUER, Nachklangstudien per pianoforte op. 16
ARNOLD SCHOENBERG, Valzer in re per violino e pianoforte
Yuki Mihara, pianoforte
Martina Verna, violino

Martedì 5 marzo ore 20.45 - spettacolo a seguire
HANNS EISLER, Klavierstücke op. 8 (selezione)
ALBAN BERG, Impromptu, Klavierstück, Kleiner Walzer per pianoforte
HANNS EISLER, Die Holliwood Elegien per soprano e pianoforte
Lorenzo Tomasini, Jungmee Kim, pianoforte
Chiara Pederzani, soprano

martedì, mercoledì e venerdì ore 20.45
giovedì e sabato ore 19.30, domenica ore 16.00
https://www.teatrooutoff.it/sp...

In una lettera del 1911 a Kandinsky, così come in altri scritti, Arnold Schönberg identificava nell’inconscio la dimensione elettiva di ogni forma d’arte. È noto fino a essere ormai divenuto un luogo comune il parallelismo tra la “scoperta” freudiana dell’inconscio e la “scoperta” del principio degli “armonici più lontani” che consentì a Schönberg di valicare irreversibilmente la soglia oltre la quale venivano a cadere gli antichi vincoli e i punti di riferimento offerti dalla tonalità e dalla dialettica sonora incentrata sulla diade consonanza/dissonanza. Che si trattasse dell’animo umano o del suono, a essere messe in gioco furono le “regole della natura”, o ciò che di eterno, incrollabile si era loro attribuito fino a quel momento. In un caso come nell’altro, l’avventura principia come una vera e propria esplorazione del “lato oscuro” che non di rado si traduce nel confronto drammatico con la tenebra. Alcune pagine dell’Erwartung schönberghiana o la scena della follia del Wozzeck di Berg potrebbero sposarsi benissimo con le invenzioni drammaturgiche di Schnitzler, con “Fuga nelle tenebre” in particolare. Resta un fatto incontrovertibile che questo breve contributo musicale tematizzato su un contesto e un “clima”, può aiutare a esemplificare. Nella “felix Austria” dei primi del Novecento, dove il tempo sembra essersi arrestato in una illusione di equilibrio e virtuale perfezione terrestre, proprio al centro dell’Impero, a Vienna, si spalancano le porte verso molteplici dimensioni ignote, nelle arti figurative, nella musica, nell’architettura, nella letteratura… e finanche nello studio dell’essere umano. Sono in parte l’anticipo, la precognizione e successivamente il racconto stesso della fine di un mondo, ma sono anche i segni del farsi strada di una nuova, profonda e intima capacità di stupore di fronte a ciò che sta oltre le forme consuete.

Andrea Melis, direttore della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado

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Fuga nelle tenebre è un avvincente racconto di una caduta vertiginosa, quella di Robert, nei meandri più contorti della psiche umana. Al centro di tutto la storia di due fratelli. La professionalità e l’amore che Otto, stimato neurologo, mette al servizio del fratello Robert, si scontra, nel dipanarsi della vicenda, con l'ossessione sempre più incalzante di lui, fino ad assumere i contorni del dramma intorno ad un'anima. Robert, dopo essere rimasto inorridito dalla vicenda di un caro amico divenuto folle, scrive un’accorata lettera al fratello Otto e lo supplica di mettere fine immediatamente ai suoi giorni, assolvendolo nel contempo da qualsiasi responsabilità, qualora veda manifestarsi in lui i sintomi di una malattia mentale. Dopo qualche tempo, però, l'ossessione lo conduce addirittura a pensare di aver firmato con il fratello la propria condanna a morte. Man mano che i giorni scorrono Robert arriva a perdere definitivamente la lucidità, si sente “tormentato e perseguitato da ogni genere di stupide e stravaganti fantasticherie”. I suoi fantasmi continuano a visitarlo, gli offuscano il senno. L’incapacità di ricollegare con chiarezza gli avvenimenti lo tormenta sempre di più, mentre una parte della sua passata esistenza rimane avvolta nel buio. Si insinua imperiosamente in lui persino il sospetto di essere non solo l’assassino di sua moglie, ma anche dell’amante, di cui non aveva più notizie da tempo. La promessa fatta al fratello, alla lunga, sarà fonte di ulteriori deliri, quando Robert combatterà tra la sensazione di essere davvero folle e la convinzione che il vero pazzo sia suo fratello, che, al pari di Leinbach, lo scruta, lo osserva. L’incontro con Paula parrebbe salvarlo, ma neanche l’amore basta. Robert continua a oscillare tra entusiasmi e depressione, preda di ricordi confusi e improvvisi, impossibilitato a svelare al prossimo le sue paure, pena l’essere riconosciuto “ufficialmente” come folle. Schnitzler riesce a tenere il lettore avvinto alla pagina, dipanando nitidamente il progressivo insorgere del delirio nella mente del protagonista. L’inevitabile caduta nella follia è una “fuga verso le tenebre”, destinata a concludersi con un confronto emozionante tra i due fratelli. Un passo alla volta, frase dopo frase, azione dopo azione, il racconto diventa un viaggio nell'abisso della psiche umana.

Note di Lorenzo Loris
Il 14 maggio 1922 Sigmund Freud scrisse ad Arthur Schnitzler una lettera che qui di seguito riporto nei passi più salienti:
Egregio Dottore!
Ora che anche Lei è giunto al Suo sessantesimo compleanno…Voglio farLe una confessione… Mi sono tormentato, chiedendomi perché in tutti questi anni io non abbia tentato di conoscerLa e di avere un dialogo con Lei… Credo di averLa evitata per una sorta di timore del sosia. Non che io fossi incline a identificarmi con un altro e nemmeno che non volessi tener conto della differenza di talento che mi separa da Lei, ma è che, quando mi immergo nelle Sue belle opere, dietro alla loro forma poetica, ho sempre creduto di trovare gli stessi presupposti, gli stessi interessi e gli stessi risultati, che riconoscevo essere i miei. …Ho avuto l’impressione che Lei, attraverso l’intuizione (o, più precisamente, grazie ad una sottile autopercezione), sappia tutto ciò che io, con un faticoso lavoro, ho scoperto in altre persone. Sì, io credo che fondamentalmente Lei sia un profondo studioso della psiche, così onestamente imparziale e impavido, come nessun altro e, se Lei non fosse ciò, le Sue capacità artistiche, la Sua lingua d’arte e la Sua energia creativa avrebbero fatto di Lei un poeta, che avrebbe assecondato il piacere della massa.

È importante sottolineare il legame che univa Freud a Schnitzler perché da ciò si può dedurre la profondità artistica del grande drammaturgo viennese. Nel racconto “Fuga nelle tenebre” il narratore è un medico, fraterno amico del protagonista. In quest’ opera che sprofonda negli abissi dell’anima, assistiamo a una singolare invenzione di Schnitzler: Leinbach diventa, man mano che procede il racconto, lo psicanalista dei due protagonisti della storia. Attraverso la sua analisi dei fatti, i due fratelli riprendono vita immergendosi di nuovo, grazie al suo ausilio, nella vicenda che li ha visti attori di un atroce fratricidio. Leinbach è il medico che, attraverso il suo diario, riscrive la vicenda una volta che essa si è conclusa tragicamente. La figura di medico che incarna è profondamente diversa apparentemente meno affidabile di Otto, neurologo preparato, la cui solida formazione scientifica è ineccepibile. Tuttavia Schnitzler sembra affidare a Leinbach un ruolo importante, anche se lo presenta in modo superficiale e un po’ pressapochista. O almeno questo è ciò che Otto pensa di lui. Nonostante tutto però Schnitzler attribuisce a Leinbach un ruolo decisivo. Ripensando al periodo storico in cui Schnitzler è vissuto sorge spontaneo un confronto tra lui e la nascente psicoanalisi. La medicina ufficiale che è rappresentata da Otto forse vedeva con sospetto la nascita di una disciplina che doveva ancora guadagnarsi presso gli scettici la propria credibilità. Mentre Schnitzler non nascondeva il suo interesse per una disciplina emergente di cui, come abbiamo visto dalla lettera inviatagli da Freud, può considerarsi un antesignano. In fondo Leinbach è la penna che (nel racconto di Schnitzler) riscrive meticolosamente la storia, sezionandola e analizzandola. E Leinbach coincide, non a caso, con Schnizler, cioè con l’autore. Che sembra offrirgli un ruolo significativo e di sostegno. Così come a suo tempo non mancò, nonostante le sue critiche dirette allo stesso Freud, di sostenere con curiosità e interesse l’avvento della psicoanalisi che avrebbe portato un nuovo modo di studiare la psiche. Ma un'altra grande invenzione di Schnitzler è che, in questa storia di fratellanza, tutto sembra rivivere e prendere forma dal punto di vista di Robert, il malato. Per cui Otto ci appare spesso la proiezione di ciò che Robert pensa e sente nei confronti del fratello. Otto si manifesta attraverso un personaggio tutt’altro che bonario e gioviale. Per cui anche in Otto appaiono i lati oscuri e bui. Forse Schnitzler ci vuole dire che non ci sono buoni e cattivi. La follia, che impropriamente chiamiamo malattia, è dentro ognuno di noi. Robert e Otto sono fratelli e il loro viaggio a ritroso nel tempo passa anche attraverso la loro infanzia che li ha visti vicini e uniti, come fossero la stessa persona. Due facce di una stessa medaglia.

Lorenzo Loris