Kintsugi

Progetti coreografici Danzatori del II anno

Esercitazione coreografica del II anno Corso Danza Contemporanea

giovedì 1 giugno 2023 - Aula 8
Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi

Coordinamento Marinella Guatterini
Assistente al coordinamento Davide Montagna
Tutor dei progetti Paola Bedoni, Paola Lattanzi, Davide Montagna

Foto di scena Mauro Valle

Il anno Corso Danza Contemporanea
Mirko Donsanto, Andrea Filidei, Matteo Marongiu, Federico Rassu, Francesco Romagnoli, Eleonora Strobino, Francesco Valli, Yeva Sai

Romina

Progetto coreografico | Matteo Marongiu
Danzatrici, danzatore | Chiara Carducci, Aichatou Cherif, Elena Della Manna, Carlotta Perego, Francesco Romagnoli
Drammaturgia | Marco Bosetti
Costumi | Andrea Cocco
Tutoring | Davide Montagna

Romina è la danza di cinque danzatrici e danzatori che esplorano, attraverso il corpo, la loro appartenenza ad una terra, ad una collettività, ad un tempo.
Romina è un nome qualunque. Romina racconta il qualunque e ognuno dei suoi grandi presenti.
Romina è una donna religiosa Il tempo, a volte, diventa un rito. Così lo spazio diventa una chiesa.
Come accade? Forse è nella ripetizione, forse nella fiducia che si pone verso ciò che si fa. Forse ancora nel concepire il momento come occasione per riscoprire l’identità, grazie all’incontro con qualcosa che è diverso da me ma nel quale io sono presente. Romina è addomesticata. Le campane che Romina porta danno suono al suo movimento. Come il pastore ascolta il suono delle campane per ritrovare le sue bestie, così la presenza di ogni danzatrice è ricordata dal suono che la sua danza provoca. Romina vive nel campidano. Dai Mamuthones al Ballu tundu, Romina è figlia dalla cultura sarda

Indomito

Progetto coreografico | Eleonora Strobino
Danzatore | Mirko Donsanto
Dramaturg | Rebecca Benedettini
Tutoring | Paola Lattanzi

Brani musicali: “Tandem Distiller” e “Valsalva Maneuver” di Pomassl, “Drumming: part 1” di Steve Reich

Si tratta di sofferenze che conservano gelosamente i loro segreti"
Massimo Recalcati e Uberto Zuccardi Merli -M. Recalcati, U. Zuccardi Merli, Anoressia, Bulimia e Obesità, ed. Bollati Boringhieri, Torino, 2006.

Quanto consideriamo banale ciò che ci circonda?
Quanto non ci rendiamo conto di chi ogni giorno soffre in silenzio, abitato da un grido soffocato?
Assorti nelle nostre vite frenetiche, diventiamo ciechi e trascuriamo le guerre quotidiane di chi abbiamo accanto a noi.
Questo lavoro intende trattare, in termini universali, della difficile condizione psicologica dei ragazzi di oggi e della loro quotidiana lotta per la vita in un mondo che chiede di essere sempre i migliori, di raggiungere la vetta, di superare sempre i propri limiti, invitando a raggiungere falsi ideali di perfezione, a rispettare standard impossibili, a vivere vite irreali.
Il danzatore interpreta una persona comune che si ritrova a lottare contro i propri demoni. Lo spettatore ne è il testimone: spetterà a lui decidere se, quando e come empatizzare con chi è in scena. Attraverso la propria azione fisica, il danzatore, solo in scena, diventa tramite di una collettività.
La performance utilizza essenziali elementi scenici di uso quotidiano. Il danzatore si ritrova a dialogare con essi; li accetterà e li rifiuterà, e in questo modo il suo corpo si costruirà e si distruggerà, si riempirà e si svuoterà.
Indomito è un invito a vedere dentro di sé. Ha lo scopo di condurre il pubblico in una dimensione interiore e profonda.
Immersione.
Verità.
Risveglio

Struggle

Progetto Coreografico | Francesco Valli
Danzatori, danzatrice | Giovanna Seccia, Alvise Gioli, Francesco Valli
Dramaturg | Marzio Gandola, Luca Cardetta
Tutoring | Paola Lattanzi
Musica | Raffaello Basiglio

È cominciato tutto nel buio, nel timido sole di un'alba. Eppure in quel buio, in quel vuoto noi ci trovammo ad esistere...
...noi siamo Struggle lottiamo per continuare ad essere, lottiamo per essere all'altezza, noi siamo come tutti gli altri e tutti gli altri sono come noi, noi lottiamo per farci dono.
La lotta è la nostra esistenza e l'esistenza è il dono di questa vita.

(Dagli appunti di lavoro)

Tutto parte da un respiro, un incontro, un luogo, un cerchio in cui affondano le radici di un conflitto primitivo. Questo è Struggle.
La parola conflitto significa all’origine “urto insieme”, contiene quindi un elemento di scontro, ma anche uno di unione, è una cosa che si fa assieme. E quello che si fa insieme si fa forzatamente in uno spazio condiviso.
“Struggle” intende indagare quel presente eterno e sfuggente di continuo incontro e scontro di corpi, e lo spazio in cui questo può avere luogo, uno spazio in cui regna la fiducia e il conflitto non distrugge ma crea, come l’immagine di un fuoco ancestrale che non consuma ma dà vita ad un nuovo germoglio. Una fiamma in cui l’uno e il molteplice si confondono, si incontrano per un momento e poi tornano ad opporsi.
I corpi sono coinvolti quanto lo spazio che abitano, che diviene un ulteriore corpo da incontrare.
Tutto si concentra sul rapporto umano, che non è fatto di appuntamenti definiti chirurgicamente, ma dalla scoperta di ogni incontro.

Kintsugi

Progetto coreografico | Mirko Donsanto
Danzatrice, danzatore | Federico Rassu, Eleonora Strobino
Dramaturg | Luca Cardetta
Tutoring | Paola Bedoni
Musica | Sofia Gubaidulina, Musical Toys: Song of the fisherman • Sofia Gubaidulina, Musical Toys: A bear playing the double bass and the black woman • Julia Wolfe, Earring

Il Kintsugi è un’antica tecnica di restauro giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica utilizzando l’oro per saldare insieme i frammenti. Le crepe restano così in evidenza e non vengono nascoste. La rottura è un atto fulmineo che sconvolge un equilibrio. Per ristabilire l’equilibrio occorre tempo. Il tempo è scandito da tentativi fallimentari. I fallimenti sono necessari a dare nuova vita all’equilibrio. Il tema della rottura viene illustrato a partire da una linea di demarcazione che limita e divide due mondi. Separati da tale linea, questi si respingono come due magneti dello stesso polo, si scontrano, si urlano contro – come impossibilitati a comunicare. In questa condizione, perfino una carezza può essere percepita come un atto di violenza. Nell’indagare le dinamiche della rottura e della riparazione, il progetto mette in relazione il mondo umano del razionale-irrazionale con il mondo animale dell’istinto. Con tale operazione, esso esorta ad abbandonare le riflessioni sul buono, sul giusto o sul doveroso, e a ritornare a una dimensione di fisicità dove le cose semplicemente accadono. Il progetto lavora sul rapporto a distanza, il contrasto tra lento e veloce, l’uso dei ritmi e dei suoni. L’immaginario di riferimento coniuga elementi diversi tra loro, come gli oggetti della vita quotidiana, gli elementi naturali, il mondo animale e l’arte di Caravaggio.