Stagione SAN FEDELE MUSICA 2018 - 2019 Sacro in musica
Chiesa di San Fedele, piazza San Fedele 4, MI
domenica 16 dicembre 2018 ore 17.00 - ingresso libero
Concerto di Natale
La musica “da chiesa”
Operisti italiani tra Sei e Settecento
musiche di Monteverdi, Cimarosa, Cavalli, Legrenzi, Caldara e Jommelli
Il ciclo Sacro in Musica verrà inaugurato prima di Natale, rinnovando la consueta collaborazione del Centro Culturale San Fedele con I Civici Cori e i solisti della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, anche quest’anno diretti da Mario Valsecchi. Il programma presenta l'esecuzione di alcuni brani di operisti italiani tra Sei e Settecento, nel momento in cui questi sono chiamati a scrivere per la chiesa. Brani solenni, di organico corale pieno, e altri di minore consistenza, significativi di un percorso che parte da Claudio Monteverdi e giunge all’inizio del Barocco, fino a Domenico Cimarosa, alle soglie del Romanticismo musicale italiano, passando per Francesco Cavalli, Giovanni Legrenzi, Antonio Caldara e Nicolò Jommelli.
I Civici Cori della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado
Francesco Girardi, maestro preparatore del coro
Mario Valsecchi, direttore
Chiara Pederzani, soprano
Clarissa Romani, soprano
Nam Sooji, mezzosoprano
Daegyun Jeong, tenore
Pietro Miedico, baritono
Elisabeth Freiberger, organo
Cori
Giuseppina Airaghi, Patrizia Ambrosiani, Maria Pia Boellis, Marina Bonfanti, Elena Brini, Vincenza Cannarella, Paola Catenaccio, Mirella Del Mastro, Elena Elettra Doria, Silvia Gialinà, Anna Iannone, Italia Lia Iollo, Elisabetta Magagni, Silvia Claudia Laura Manni, Moira Maggi, Marta Moreschi, Alessandra Penna, Claudia Porretto, Denise Prandini, Simona Ricci, Paola Maria Rossi, Piera Angela Saccenti, Silvana Soldano, Monica Venanzetti, soprani
Michela Allais, Antonella Caterina Attardo, Annalisa Burbo, Silvia Cantoni, Cai Yang, Maria Canu, Simona Lydia Cuneo, Antonella Dalla Pozza, Sonia De Luca, Marina Gaudenzi, Maria Antonietta Grasso, Maria Luisa Lodi, Cristina Rita Lombardo, Grazia Maria Maiolino, Filomena Mastantuono, Kaori Matsuura, Paola Ottino, Barbara Picutti, Maria Pietra, Biancamaria Pizzi, Letizia Rampani, Eugenia Rizzo, Anna Caterina Sbordone, Cristina Scagliotti, Maria Chiara Vitali, contralti
Enzo Luigi Giuseppe Bensi, Lorenzo Demaria, Fabrizio Fassone, Marzio Ferranti, Sandro Levi, Roberto Mariani, Carlo Marossi, Eugenio Demetrio Porcino, Giuseppe Saldaneri, Marco Sprega, tenori
Guido Fogacci, Roberto Granata, Simone Grisotto, Maurizio Maestrelli, Sergio Perri, Dino Pugnale, Federico Salvatori, Michele Tribuzio, Fabio Zambon, bassi
- Il concerto è inoltre programmato il il 15 dicembre 2018 presso la Chiesa parrocchiale di S. Ambrogio a Inverigo, Como (ore 21.00, p. zza S. Ambrogio, ingresso libero) e il 19 gennaio 2019 presso la Cattedrale di Bergamo (ore 21.00, S. Alessandro Martire, ingresso libero)
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Il programma proposto nasce dall'intenzione di evidenziare, attraverso lo studio e l'esecuzione di alcuni brani scelti in un'ottica antologica, i tratti caratteristici del linguaggio dei musicisti italiani tra Sei e Settecento quando sono chiamati a scrivere per la chiesa.
Il rapido cambiamento della sensibilità musicale, vera e propria rivoluzione, avvenuto a cavallo tra Cinque e Seicento trova efficace sintesi nell'ormai famosa affermazione programmatica "L'Horatione signora dell'Armonia...", attribuita a Claudio Monteverdi per bocca del fratello Giulio Cesare. La parola, il testo, con la sua potente capacità di trasmettere e suscitare emozioni ("meraviglia", per i barocchi, "sentimento" più tardi) deve guidare la mano del compositore così che riesca, attraverso il rivestimento musicale, a esaltare il portato espressivo.
Col passare del tempo, e tra alterne vicende, l'armonia saprà ritrovare il predominio o, comunque, in sintonia con il testo, collaborare alla rappresentazione dei sentimenti. Lo ritroverà attraverso l'esaltazione della melodia, soprattutto nel virtuosismo delle colorature.
I secoli XVII e XVIII, in Italia, vedono crescere e affermarsi il melodramma. Si aprono i teatri pubblici, si formano cantanti capaci di sviluppare le proprie doti vocali e di affrontare più ampie tessiture. Sempre più prepotentemente si afferma questo genere: esce dai ristretti ambiti delle corti per offrirsi a un pubblico più ampio ed eterogeneo. Il successo o meno di una rappresentazione produce fama o disconoscimento ai compositori e ricchezza agli impresari. Per i musicisti, dunque, si profilano grandi opportunità che consentiranno a molti di essere chiamati a esportare in tutta Europa la propria arte; per contro, non avranno ancora stabilità professionale. Una stabilità garantita ancora dall'impiego presso una chiesa importante nei ruoli di maestro o vice maestro di Cappella. Un musicista, impegnato su due fronti musicali, elabora opere sacre o profane caratterizzate da stili diversi che spesso, però, subiscono, con esiti variabili, vere e proprie reciproche contaminazioni.
Lo stile da chiesa si nutre ancora del passato "alla Palestrina"; polifonia corale, contrappunto, notazione, impianto e strutturazione retorica. Le forme più solenni vedono organici vocali consistenti; si pratica lo stile a cappella -nel vero significato del termine: senza strumenti concertanti, non necessariamente a sole voci senza strumenti d'accompagnamento (soprattutto l'organo)- accanto a uno stile "concertato" che introduce nelle compagini corali anche alcuni strumenti, spesso due violini, con parti indipendenti.
Più tardi, tra Sei e Settecento, l'orchestra acquisterà un posto stabile accanto al coro e s'introdurrà, nelle composizioni su testo più esteso, la pratica della netta articolazione in sezioni chiuse, alcune delle quali affidate esclusivamente a voci soliste accompagnate dal basso continuo o dall'orchestra.
È importante considerare che nella formazione del musicista italiano sei-settecentesco contribuisce prima, in modo fondamentale, la pratica vocale o strumentale presso realtà musicali ecclesiastiche importanti e consolidate: il mestiere s'impara con la pratica. Accanto alla pratica, le materie di studio teorico sono quelle antiche, in particolare il contrappunto rinascimentale prima e, poi, la traduzione del linguaggio contrappuntistico nel nuovo mondo della funzionalità tonale. Accanto alle composizioni di ampio respiro e consistente organico, di solito compito del maestro di Cappella, fiorisce un repertorio di forme più contenute per lunghezza, consistenza d'organico e destinate a una liturgia meno solenne: a due voci, a tre, con o senza pochi strumenti concertanti. La composizione di questi “mottetti" è prerogativa del vice maestro di Cappella.
Volutamente il repertorio si rivolge a composizioni vocali rette esclusivamente dal basso continuo.
Sarà facile constatare quanto il contrappunto, dalla sostanza modale alla tonalità, rappresenti sempre l'ossatura su cui si regge, nel nostro paese, lo stile cosiddetto da chiesa.
note di Mario Valsecchi
I Civici Cori rappresentano un Istituto della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, fondata nel 1862 per fornire strumentisti e coristi del Teatro alla Scala. L’Istituto de I Civici Cori appartiene alla fascia di formazione definita “amatoriale” che, accanto a quella di formazione “professionale”, si rivolge più precisamente agli appassionati di musica che desiderano accostarsi da attori alla pratica musicale, nell’ambito specifico del canto corale. La partecipazione a I Civici Cori consiste nella frequenza al corso di Formazione corale, nel quale si svolgono attività di tecnica vocale e di allestimento del repertorio. Lo studio e l’esercitazione a sezioni separate e la concertazione d’assieme conducono alla realizzazione di opere importanti del patrimonio corale, dalle forme tipiche della polifonia rinascimentale alle composizioni classiche, romantiche e contemporanee per soli, coro e orchestra.
Mario Valsecchi coordina e dirige I Civici Cori - Civica Scuola di Musica Claudio Abbado. È inoltre organista titolare presso la chiesa arcipresbiterale di Calolziocorte (LC), direttore artistico e musicale di Nova et Vetera - Orchestra da Camera di Lecco, direttore del coro da camera della Cappella Mauriziana, direttore della Cappella Musicale della Cattedrale di Bergamo. È direttore artistico di rassegne musicali nelle province di Lecco e Bergamo. In qualità di organista si dedica, in particolare, allo studio e all’esecuzione del repertorio barocco, romantico e contemporaneo. Predilige programmi monografici, dedicati a un autore, a una scuola organistica o a un preciso riferimento liturgico. Svolge un’intensa attività direttoriale, particolarmente dedicata ai capolavori della musica “sacra”, tra cui Johannes passion di J. S. Bach, gli oratori Giuseppe in Egitto di L. Rossi, Caino e Abele di B. Pasquini, La Giuditta di A. Scarlatti, La Susanna di A. Stradella, Jephte di G. F. Haendel, La Creazione di J. Haydn, Oratorio di Natale di Saint-Saëns, Stabat Mater di T. Traetta e di J. Haydn, cantate e messe di J. S. Bach, W. A Mozart, J. Haydn, Schubert, F. Mendelssohn, Passio secundum Joannem di A. Pärt. È autore di numerose composizioni polifoniche scritte, in particolare, per la Cappella Musicale del Duomo di Bergamo.