ingresso libero con prenotazione obbligatoria al sito di Brera http://pinacotecabrera.org/attivita/emma-e-il-baku-blu/ in collaborazione con Civica Scuola di Musica Claudio Abbado
Emma, Laure Kieffer Mother, Midori Namikawa Baku, Toshiki Takeuchi Bambini, Ginevra Cera, Giulia Kitharatzis, Mara Kitharatzis, Chiara Konda, Violante Montano, Rebecca Luoni, Elena Finulli vibrafono, Stefano Grasso marimba, Jacopo Melone arpa, Naja Mohoric clavicembalo, Tsuyoshi Uwaha pianoforte, Matteo Silvi direttore, Marcello Parolini
Coro Akses di voci bianche
maestro preparatore dei cantanti, Loris Peverada maestro del coro di voci bianche, Dario Grandini
regia, Kuniaki Ida
maestro alle luci, Angelo Raimondi
Scene, costumi e apparati video coordinati da Angelo Lodi ed Elvio Annese Accademia di Belle Arti di Brera Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate Scuola di Scenografia con la partecipazione della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
Brera, in collaborazione con la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, domenica 17 dicembre mette in scena, presso la Biblioteca Nazionale Braidense, l’operina Emma and the Blue Baku, di James M. Bradburne. Protagonisti della produzione, con la regia di Kuniaki Ida, sono gli studenti della Claudio Abbado diretti da Marcello Parolini, e il Coro Akses di voci bianche guidato da Dario Grandini. Scene, costumi e apparati video sono curati dall'Accademia di Belle Arti di Brera, Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate e Scuola di Scenografia, con la partecipazione speciale della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi.
Il Baku è una creatura mitologica di origine cinese, passata poi alla tradizione giapponese, e considerato un essere benigno, noto per la sua capacità di allontanare il male e divorare gli incubi degli esseri umani. Le immagini della creatura, o il suo ideogramma, erano ornamenti di buon auspicio per gli arredamenti delle camere da letto, e anticamente venivano cuciti in oro sui cuscini delle famiglie nobili. Il Baku, in Emma and the Blue Baku, è un mostro blu che mangia i sogni con una lunga lingua rossa e ruvida, decisamente spaventoso, ma in qualche modo anche amichevole e affascinante. Emma è una bambina di 8 anni, volitiva e solitaria. I suoi sogni sono divorati dal Baku, ma non i suoi incubi, che la creatura blu non può digerire. Nel racconto dell'opera Emma si sveglia di continuo e la madre cerca di farla riaddormentare perché il giorno dopo deve essere pronta per l’esame di matematica. La bambina nel sonno scopre l'esistenza del Baku, nel momento in cui il mostro non riesce a digerire uno dei suoi incubi, e alla fine arriva a rendersi conto di quanto sia difficile la vita dela creatura blu, proprio per quella strana dieta di sogni. Quando Emma si riaddormenta fa un sogno molto bello in cui comprende l'importanza degli altri: il Baku, nonostante la sua fame, capisce che non può mangiare il sogno più bello della piccola, e proprio quel sogno le fornisce anche le risposte per l'esame di matematica. L'opera termina con Emma che affronta la prova scolastica con i suoi amici e usa il sogno speciale che Baku le ha lasciato come ispirazione.
“Il Baku fa parte della mia vita ormai da anni. Ho incontrato per la prima volta il Baku mangiatore di sogni - una creatura della mitologia cinese e giapponese - negli anni '80, mentre viaggiavo per il Giappone alla ricerca del meraviglioso. Il Baku è apparso per la prima volta in un racconto che ho scritto nel 1993, fatto girare sotto forma di manoscritto tra amici, e pubblicato solo nel 2010. Quando la figlia del mio amico Bruce Adolphe, il compositore, ha letto la storia del Baku, ha voluto a tutti i costi che il padre scrivesse un'opera per bambini ispirata al racconto […]. Per me scrivere questo libretto è stata un’impresa nuova e affascinante […]. Mentre scrivevo mi imbattevo continuamente nel Baku: nei cassetti polverosi dei negozi di antiquariato e nelle gallerie d'arte; in Cina, in America; nei libri, nel netsuke, nei sigilli d'avorio. L'unico posto dove non ho mai incontrato il Baku sono i miei sogni, molto probabilmente perché lui se li era mangiati tutti prima che io mi svegliassi”.
James M. Bradburne