MR Amen

AMEN

Un coro di giovani attrici ed attori del 3° anno Corso Recitazione dà vita al mondo immaginifico del primo testo teatrale di Massimo Recalcati

26 maggio | 1 giugno 2025
Sala A2A
Teatro Franco Parenti

Crediti

AMEN
di Massimo Recalcati
progetto drammaturgico e regia Claudio Autelli
progetto in collaborazione con Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
con attrici ed attori del III anno del corso di Recitazione (in ordine alfabetico):
Tommaso Allione, Ludovica Angelini, Andrea David, Francesco Della Volpe, Caterina Erba, Roberta Gallo, Camilla Lacaud, Gabriele Martini, Pietro Moser, Carlotta Pistillo, Yulia Redila, Daniele Santoro, Filippo Siano, Giorgia Zatti


scene e costumi Gregorio Zurla
luci Omar Scala
musiche originali e suono Gianluca Agostini
cura del movimento Davide Montagna
dramaturg e assistente alla regia Elena Patacchini

produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi

Sinossi

Un’esistenza sul confine tra la vita e la morte, tra battesimo ed estrema unzione. La nuda fede di una madre verso il battito del cuore del figlio. Un vecchio soldato, sopravvissuto alla guerra, insegna la forza del passo nella neve. Sullo sfondo i ricordi di una vita e la presenza incombente della fine. Una preghiera nel nome della vita che non vuole morire.

Amen è il primo testo teatrale di Massimo Recalcati.

Nota di regia

Siamo soli. Non ci sono più padri. Solo figli. Non ci sono più nemmeno le madri.”
“Resta solo da dire «Sì!» Un altro «Sì!» Ancora una volta. Resta solo di alzarsi.”
Massimo Recalcati
, Amen

Un coro di giovani attrici/attori dà vita al mondo immaginifico del primo testo teatrale di Massimo Recalcati.
L’unicità del pensiero dell’autore si scompone in una moltitudine di corpi e voci che danno corpo alle immagini, ai temi e ai ricordi dell’autore facendoli risuonare nello spazio come una vitale e variopinta cassa di risonanza. Il coro è un’estensione della mente dell’autore che si autorappresenta nella figura del Figlio. Questo protagonista è il perno di un viaggio dentro di sé attraverso una lunga notte, prigioniero di un limbo mentre fuori si avverte un’incombente apocalisse.

In questo limbo che racconta la crisi dell’uomo contemporaneo alle prese con un cambio di paradigma esistenziale, il Figlio si interroga sul senso della morte, si aggrappa agli esempi di altri uomini che l’hanno preceduto, alle sue conoscenze, agli studi dell’umanità. Ricerca il senso della propria vita, rievoca il proprio passato e la propria nascita.
Ad accompagnarlo in questo viaggio compare la figura misteriosa del Soldato. Una figura allegorica che racconta il sentimento di resistenza alle avversità della vita. Un giovane di un'altra epoca, un epoca di guerre, che ha attraversato una landa desolata di neve per tornare a casa. Che resiste affidandosi al passo. Al ritmo ipnotico del proprio passo sulla neve. Il passo come il battito di un cuore che resiste.

In questo viaggio al centro di se stessi, in questo limbo che trattiene il protagonista, un’altra figura è presente dal principio. La giovane Madre, la madre che resiste, che cura, che aspetta accanto al figlio. Gli parla come già fece alla sua nascita quando con il potere e la tenacia della sua presenza lo salvò. La Madre si rivela un custode che starà con ostinazione accanto al figlio perso nei suoi incubi.

Si attua così un percorso che permette alle/ai giovani interpreti di indagare la posizione tripartita: del figlio, del soldato/padre, e della madre. Giovani ventenni di oggi si interrogano sulla loro posizione di figli del mondo attuale. Si confrontano con i loro stessi dubbi, le riflessioni e le paure sul proprio futuro. Un’indagine da diverse angolazioni che tocca la biografia dell’autore per allargarsi all’universale tensione di conoscenza per la vita e per la morte. Due facce della stessa medaglia, evocate dalla stessa potente parola: Amen.

Lo spazio che accoglie questo viaggio dentro la notte del pensiero ha le fattezze di un archivio. Un luogo metafisico e concreto al tempo stesso, che contiene i reperti di istanti di una vita intera. Oggetti, suoni e immagini che cristallizzano quegli istanti componendo una sorta di «cabinet of curiosities»: una stanza di oggetti unici.
Un limbo che contiene tutta la vita del protagonista: i suoi ricordi, le sue paure, i suoi incubi, le sue passioni, le sue letture, le persone e i maestri che ha incontrato.
Durante questa lunga notte viene visitato dai suoi ricordi e dai suoi incubi mentre fuori infuria un’eterna tempesta. Come nel centro di un ciclone l’apparente calma permette la visitazione di guide come quella del soldato e della madre che aiuteranno il protagonista ad attraversare il viaggio che lo attende.
Nel cuore del testo emerge una riflessione profonda sul senso della vita e della morte, che si trasforma in un inno alla vita stessa. Un viaggio intenso che unisce la fragilità del vivere alla forza del rinascere.